La coppia, la casa e l’uomo nero
«The Rental paga lo scotto di doversi confrontare sia coi grandi horror del passato (di cui forse vuole essere tributo) ma anche con le pellicole dell’ultimo periodo (si pensi a The Witch, Midsommar, Us ecc.) che possono essere riportate come esempio di una sperimentazione più “naturale” e coraggiosa».
Non è un paese per buoni
«J Blakeson porta sullo schermo una dark comedy dai tratti thriller ambientata in un fumetto contemporaneo. Marla e Roman sono supereroi, il loro potere è la cattiveria e, in un mondo in cui questa è l’unica arma, si contendono il primato. Dove può arrivare la loro spietatezza?»
I am a revolutionary
«La risposta, forse l’unica che il film ci concede, è che chi non crede in niente finisce per credere a tutto. E così O’Neal cede da un lato e dall’altro, senza trovarsi mai, e senza trovare mai pace, né giustizia, e noi con lui».
Gli occhi sono quassù
«L’ultimo movimento dello sguardo è forse il riconoscimento, ed è nella sua ricerca la vera vendetta di Cassie. I traumi hanno il terribile potere di cancellare la persona e apporvi il proprio nome. Ma cosa accade quando il trauma è collettivo?»
Tribes of Europa, peccato
«Tribes of Europa mette al centro il concetto di Europa nella sua veste politica di Unione, potenza pacificatrice che, per contrasto, si rivela nel momento della sua morte».
La genesi del male in viaggio nel tempo
«La casa è la vera protagonista, austera, cupa e abbandonata. Le porte sono sprangate, le finestre sussurrano che fuori dall’incubo c’è una luce di speranza, troppo lontana però per essere raggiunta».
Il viaggio dell’antieroe
«Cobra Kai è il suo villain, Johnny Lawrence, e Johnny Lawrence è Cobra Kai. Nonostante le critiche che si possano muovere alla serie, se c’è un elemento che le ha permesso di restare sulla cresta dell’onda quello è proprio il sensei dal kimono nero».
I nuovi pionieri americani
«Questi esseri umani, che hanno trovato un modo per non farsi travolgere da un passato sofferto o da un futuro scomodo, che hanno esplorato nuove strategie di resistenza, sono degni di essere chiamati “pioneers”».
L’estetica del silenzio
«L’accettazione del cambiamento avviene sempre attraverso un processo diacronico, che si nutre del tempo, che mette in discussione il perimetro entro cui ci si riconosceva nel mondo, e approda alla realizzazione di una perdita».
Come vivere oltre la morte
«Nessuno ti insegna ad affrontare un dolore simile, eppure c’è sempre chi l’avrebbe fatto meglio. E mentre il mondo giudica, ci sono due genitori che devono sforzarsi di soffrire nel modo giusto, ovvero quello ritenuto accettabile da chi sta lì a guardare».