Indagine su un incendiario al di sopra di ogni sospetto
«Il regista partenopeo ci regala un film che sotto la superficie di canonico, misurato e contemplativo disincanto pare nascondere un’oscura, castigata e irrequieta pulsione sobillatrice e (auto)incendiaria nei confronti delle fondamenta su cui egli stesso ha costruito la propria idea di cinema».
Once upon a time, in nazi-occupied Rome
«“Freaks out” è un signor prodotto, a suo modo coraggioso e di certo ben confezionato, costretto però a girare a marce basse a causa di una sceneggiatura non all’altezza. A contrapporsi a un ottimo antagonista troviamo dei supereroi con forse pochi superproblemi, ma sicuramente in grado di svolgere il proprio lavoro: quello di scartavetrare fottuti…
La scuola cattolica, un mese dopo
«È tutto qui (almeno all’inizio): perché il maschio stupra? Albinati se lo chiede proprio in quanto maschio che è e fa la società; il film invece evita il singolo, la narrazione di Mordini è bulimica di un noi colpevolmente inscindibile».
Midnight Mass: il sonno della ragione genera mostri (e occasionalmente anche angeli)
«In “Midnight Mass” la creatura misteriosa, così come l’intero elemento horrorifico, rimane uno strumento per intavolare una riflessione sulla fede e sulla mancanza della stessa, sul fanatismo, sulla ragione e i suoi limiti, ma soprattutto sull’ancestrale paura della morte».
Mondocane, una distopia del nostro tempo
«La bellezza del film sgorga dai tratti somatici dei due giovani attori protagonisti che, grazie alle frequenti inquadrature strette, esprimono il senso della crescita come fioritura in mezzo all’asfalto: improvvisa vita dal niente».
Un altro giro di vita
«“Un altro giro” è un inno alla vita. Vinterberg porta sugli schermi una controstoria dell’uso dei liquori, quella che parla ai cuori felici, alla salute della mente, allo stordimento che scioglie i freni».
❤️☠️🤖 Vol.2
«In questa stagione è mancata la voglia di sperimentare, di consegnare una narrazione esaltante. Difettare di creatività nel genere fantastico è infatti l’errore più banale, e più grave, che si possa commettere».
Anna, ferocia e bellezza
«In “Anna” la pandemia è solo un pretesto, un artificio retorico che gioca a favore di una narrazione che vuole dire altro: quando tutte le leggi conosciute vengono meno, cosa accade all’animo umano?»
Lunghi istanti d’amore
«La quasi totalità delle riprese, anche a causa della pandemia, è stata realizzata all’interno di una singola casa, una dimora antica con travi a vista, in cui noi spettatori troviamo lo spazio per sostare impertinenti, mimetizzandoci con le opere d’arte appese alle pareti».
Della placida irrequietezza
«Nel racconto familiare della pellicola gli elementi autobiografici sono forti ma non vogliono essere caratterizzanti, Chung conosce bene la materia di narrazione ma se ne distanzia continuamente. Minari porta sul grande schermo un dramma classico affrontato in maniera tutt’altro che tradizionale».