Battere l’avversario sul campus
«Cohen sente di dover lottare con la generazione precedente di scrittori ebrei – senza soccombere del tutto, se possibile. Dunque cosa fa? Li traveste con i panni della famiglia ebrea più controversa degli ultimi decenni».
Stardust memories
«Se i serial killer vagano in uno spazio senza coordinate, nelle loro azioni sono agiti da una forza assolutamente impersonale, un “fondo non soggettivo della soggettività”, che si trova certamente in ciascuno di noi».
Joshua Cohen: interpolazione polinomiale
«Lo so, da questa introduzione Cohen potrebbe sembrare un autore non molto simpatico. Ma in italiano si tende a sovrapporre “simpatico” a “divertente”: qui, credo, c’è da tenere i due termini ben distinti.».
Se Pippo Baudo avesse un podcast
«C’è un elefante nella stanza di questa recensione, e parla in dialetto. “Sangue di Giuda” è scritto interamente nella lingua del suo protagonista narrante, un misto di napoletano e pugliese, colorato ma sempre comprensibile e scorrevole».
Il Capitale è morto (e anche noi non ci sentiamo tanto bene)
«Questa di Wark è anche un’esortazione ad assumere una coscienza di classe e riconoscere gli altri intellettuali (umanisti o meno) come compagni di lotta, al di là delle divisioni a cui siamo abituati dalla nostra scelta di facoltà».
Timide opere prime di scrittori skillati
«Timidi messaggi è contraddistinto da una pletora di trovate stilistiche e da una trama che si scopre sempre più complessa e articolata (e che se fossi ancora adolescente non esiterei a definire una trama da mind game)».
Quanto si guadagna nella valle oscura?
«Viene da chiedersi quand’è che abbiamo cominciato a essere così fissati con la carriera, al punto da rendere un’esperienza lavorativa tutto sommato normale l’oggetto di un libro che in Italia è pubblicato da Adelphi e negli USA è diventato un caso editoriale».
Il gusto di una delusione
«Una conversazione per Sansot è, prevedibilmente, una pratica senza finalità o agonismo, premurosa e affabile, guidata dal piacere, che ha l’effetto di legare armoniosamente i suoi partecipanti».
Unboxing di Steve Jobs non abita più qui
«Masneri è uno di quegli scrittori a cui non interessa far emergere i cosiddetti “tratti umani” dei suoi personaggi: piuttosto ne esplora aspirazioni e desideri, e le condizioni in cui si ritrovano a vivere, che ovviamente non sono quasi mai alla loro altezza».
Di case e cose strane. Intervista a Gianluca Didino
«Questa “casa” è una narrazione! Costruisce la nostra realtà. Gli anni ’70 forse non avevano prospettive che si sono rivelate reali, si diceva che tutto sarebbe andato bene mentre a noi, che viviamo in quel futuro, sembra di essere alle soglie di un’apocalisse».