Rivoluzionare immaginari: l’esordio immorale di Sheena Patel
«Con una scrittura corrosiva, ossessiva, chirurgica, Patel mette insieme tutti gli elementi fondanti del nostro mondo, dai social al consumismo, dalla co-dipendenza al ghosting, dal potere dei soldi a quello, ancor più insidioso, dell’apparenza».
Amarsi e sopravvivere in America
«Questo non è un saggio né un racconto pieno di autocommiserazione su quanto sia difficile essere neri in America. È solo un maldestro tentativo di descrivere quel lento oscillare tra vita e morte di un adolescente nero nato sotto il cielo del Mississippi». Per quale motivo leggiamo? Alcuni leggono per riconoscere sé stessi nelle vite…
99 nomi, nessuna casa
«Gli appartenenti a una minoranza non hanno il lusso di essere sé stessi: quando si confrontano con la maggioranza incarnano la loro intera categoria. Contenere moltitudini è un privilegio, essere incoerenti è un privilegio, essere unici e irripetibili è un privilegio».
Il mito vulnerabile
«Eroi con la sindrome dell’impostore, eroi con l’ansia da prestazione, eroi traumatizzati dall’abbandono, eroi intrappolati in un’eterna fanciullezza da madri e padri maniaci del controllo. I loro piccoli movimenti appaiono sempre più patetici, forse un po’ grotteschi; meritano compassione, come un po’ la meritiamo anche noi».
I am a revolutionary
«La risposta, forse l’unica che il film ci concede, è che chi non crede in niente finisce per credere a tutto. E così O’Neal cede da un lato e dall’altro, senza trovarsi mai, e senza trovare mai pace, né giustizia, e noi con lui».
Killing Eve: I’m not a very nice lady
«In Killing Eve nuotiamo a vista in acque inesplorate, perché le nostre eroine non sono né maddalene né madonne e non cercano perdono né grazia. Non vogliono essere buone o cattive, ma conoscere il bene e il male in sé e fuori da sé».