La follia dell’ordinario nei racconti di Jane Bowles

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«Piaceri semplici come arrostire le patate invece che balli e whisky… Come un picnic ma non di quelli con mille cose in più che poi vengono buttate nel fosso perché nessuno le mangia. Ho visto gente bella e cresciuta buttare via torte intere perché troppo pigra per incartarle e riportarle a casa. Le è mai capitato?».

Il titolo di questo libro – pubblicato dalla casa editrice Racconti e tradotto da Paola Moretti – è, in un certo senso, rassicurante, così come apparentemente rassicurante sembra il primo racconto che compone la raccolta, Piaceri semplici, per l’appunto. Alva Perry – la protagonista – è una donna di mezza età dal carattere pratico e decoroso; da quando suo marito è morto si è tenuta impegnata con la cura della casa e ha sempre disdegnato le situazioni mondane. Al contrario di sua sorella – che non perde occasione per partecipare a feste e cene di gala –Alva è convinta dell’importanza di un’esistenza lontana dagli eccessi, perché la vita autentica è solamente una, e lasciarsi andare significa prendere una piega pericolosa:

«Abbiamo tutti una vita sola, che è quella vera, e che comincia nella culla e finisce nella tomba. […] Più lontano s’insegue l’arcobaleno più è difficile tornare a quella vita che si è abbandonata come un vecchio cane a morire di fame».

In un giorno come un altro fa la conoscenza del suo vicino di casa, John Drake, uomo altrettanto semplice e riservato. I due sembrano sulla stessa lunghezza d’onda: anche lui è una persona solitaria e schiva, e l’incontro con un essere simile lo invoglia a  «confondersi nel gregge» insieme a lei. Così, la invita a cena, e durante l’appuntamento il vino fa calare il velo delle buone maniere e dell’inibizione. Lentamente, in maniera quasi impercettibile, il dialogo tra i due diventa sempre più assurdo e strampalato, fino a un epilogo decisamente originale.

Il resto della raccolta procede proprio come la cena tra Alva Perry e John Drake: la prosa di Jane Bowles tratteggia l’ordinaria follia che si cela dietro personaggi semplici e misurati. 

Al Campeggio Cataract è forse il racconto che meglio rappresenta tale aspetto. In questo caso, le protagoniste principali sono due donne sole – due sorelle, Harriet e Sadie – che conducono una classica esistenza da rispettabili “zitelle”, insieme all’altra sorella Evy e suo marito Hoffer. Harriet e Sadie sono animate dallo stesso profondo desiderio di fuggire da un ménage familiare che sta loro evidentemente stretto, ma nessuna delle due è in grado di abbracciare apertamente l’idea di una vita libera e solitaria. Il tetto familiare rappresenta la sicurezza, ma soprattutto la rispettabilità. Abbandonarlo significherebbe affrontare il rischio di apparire come una folle, un’isterica, o peggio una «vagabonda». Proprio per questo motivo, Harriet mette in moto un piano particolarmente articolato per fuggire, senza dare l’impressione di essere una donna impulsiva:

«Il mio piano è estremamente complicato e, per come la vedo io, piuttosto brillante. Prima vengo qui per diversi anni… Non so ancora esattamente quanti, ma abbastanza per metter su una parvenza di radici […] abbastanza da sentire che per me il Campeggio Cataract è un’abitudine. […] La fuga non è una cosa da signore, l’abitudine sì».

Proprio come nel primo racconto, basterà un piccolo imprevisto per far crollare quella patina di normalità e di apparente calcolo razionale: all’improvviso, Sadie fa visita alla sorella, mettendo a rischio lo stratagemma di Harriet. L’incontro tra le due è pieno di tensione e non detti, e la trama – come succede anche in altri racconti – vira impercettibilmente ma inesorabilmente verso l’assurdo.

L’abilità di Bowles sta proprio in questo: partire da premesse lineari per arrivare a conclusioni inaspettate. Per questo motivo, la lettura di Piaceri semplici crea sicuramente un effetto straniante, soprattutto per i dialoghi, che sono bizzarri, fuori dal normale, a tratti incomprensibili. Di solito, a scatenare questi botta e risposta sono spunti insignificanti, come il commento su un oggetto quotidiano, o conversazioni attorno a temi ordinari che però si trasformano in meccanismi per scatenare il conflitto; è il caso di Il tavolo di ferro, dove un’osservazione sulla decadenza della civiltà occidentale fa emergere le tensioni nascoste di una coppia.

La prospettiva è quasi sempre quella femminile, fatta eccezione per Andrew, il cui protagonista sembra vivere una situazione molto simile a quella di Harriet e Sadie, in cui i legami familiari – ma anche la morale comune – costituiscono un limite al dispiegamento della propria identità.

«Eppure si domandava se altre persone se ne andavano in giro fingendo di essere razionali mentre dentro si sentivano come lui, ma non succedeva molto spesso, siccome dava per scontato che fossero tutti più onesti di lui».

La composizione della raccolta è piuttosto varia: racconti molto lunghi sono intervallati da microracconti, e da scene teatrali, come Una coppia che litiga, che era originariamente uno spettacolo per marionette. Pur essendoci questa varietà di forma e di contenuti, l’atmosfera è sempre riconoscibile e ricorda vagamente alcuni racconti di John Cheever. I due sono infatti vissuti nello stesso periodo storico, e nella loro scrittura è riscontrabile la volontà di mettere in luce le contraddizioni e soprattutto le ipocrisie della società di cui facevano parte. I racconti di Cheever che richiamano maggiormente questa sensazione sono forse Una radio straordinaria e Il nuotatore. In entrambi – proprio come nelle storie di Bowles – si parte da situazioni ordinarie per arrivare a mettere in luce gli aspetti più meschini nell’animo umano.

Piaceri semplici non è quindi una lettura, come suggerirebbe il titolo, semplice o immediata. Per capire Bowles bisogna infatti fare uno sforzo in più e superare lo scoglio di una prosa straniante. Come dice la traduttrice Paola Moretti nella postfazione, approcciandosi a questo libro si viene subito colpiti dalla sintassi, che risulta distraente e «piuttosto astrusa». Se si riesce però ad abbandonarsi a questa scrittura poco convenzionale si verrà catturati dalla voce della scrittrice e dei suoi personaggi non convenzionali, che si dibattono – senza successo – per rimanere nei canoni della normalità.