«Andò a finire che sposai un inglese e ora viviamo in un bell’appartamento a Knightsbridge» comincia così, dalla fine, il primo romanzo di Lisa Morpurgo, Madame Andata e Ritorno (ripubblicato da Edizioni Atlantide). Comincia dalla fine, come se tutta la storia narrata da quel momento in poi non avrebbe potuto avere che quell’epilogo. Madame è da due anni la segretaria di Filippo, un pittore di nobili origini che vive in un castello non lontano dai Pirenei francesi; qui, oltre all’artista, abitano l’amante Costanza e sua madre – nel romanzo «la signora» – assistita dalla servitù nella gestione dell’enorme magione. Così, nel giro di poche righe, l’autrice ci riporta all’avvenimento che mette in moto la vicenda, anch’esso segnato dall’ineluttabilità. La premonizione di una cartomante annuncia a Madame una disgrazia imminente e infatti, qualche giorno dopo, crolla un’ala del castello, portando via con sé la vita dell’eterea Costanza. Questo tragico incidente sconvolgerà le loro vite? No, semplicemente un tragico incidente accade, e i personaggi ne subiscono le conseguenze. L’avvenimento continuerà ad aleggiare per tutto il racconto e getterà ombre di sospetto sugli abitanti del castello, ma senza mai intaccare veramente le loro esistenze.
Di fatto, da questo punto in poi, la protagonista si concentra sulla cronaca dei propri viaggi di lavoro: da Hong Kong a Budapest, passando per Parigi, la sua vita è divisa tra mostre, incontri e amori più o meno occasionali. Forse proprio quella predestinazione iniziale può spiegare tutta la sua leggerezza: se in fondo il destino è governato da forze maggiori e imperscrutabili, perché non vivere hic et nunc? Nella prospettiva di Madame resta solo il presente, l’unica dimensione temporale certa.
Anche gli altri personaggi sono disinvolti e smagati, così come l’atmosfera dell’intero romanzo: «la signora» è una nobile che persevera nell’osservanza dei riti cattolici per illudersi di poter evitare la decadenza del tempo; Filippo introduce la protagonista a una vita libera e frizzante, ma è il primo a farsi incastrare in situazioni claustrofobiche dalle proprie amanti e Alberto, l’agente del pittore, nonostante sia gravemente malato, è presentato piuttosto sempre preso dai suoi giovani amanti. La loro superficialità è sconvolgente: pietà, affetto e sofferenza sono sentimenti marginali, mentre posizione sociale e diletto sono i valori che muovono le loro azioni, senza alcuno sconto.
La morte sorvola tutto il libro, ma non penetra mai davvero nella vita dei singoli: Costanza si spegne nel crollo di un’area del palazzo, ma nessuno sembra voler mai indagarne a fondo la causa (nemmeno gli investigatori assoldati a questo scopo), il cancro diagnosticato ad Alberto non è considerato preoccupante, sembra più un pretesto per non lavorare, e l’ipocondria di Andrea, marito di Madame, si risolve firmando un paio di moduli per l’ibernazione. Sembra quasi che ogni volta che lo spettro della fine si avvicina, il pensiero venga scacciato come una nuvola di fumo.
Ma cos’è che porta oggi Atlantide a ripubblicare un romanzo del 1967? Al di là del recente interesse dell’editoria nei confronti della scrittura femminile, Madame Andata e Ritorno è il manifesto di una letteratura disimpegnata ma elegante, che si sostanzia di descrizioni sofisticate e amori libertini. Dentro al romanzo di Morpurgo sono già presenti gli ingredienti che ritroveremo in tutta la sua produzione successiva: la fascinazione per l’esoterico (la premonizione della chiromante, in apertura e una pietra magica, la granada, in chiusura) e la tendenza al fantascientifico (l’ibernazione del marito di Madame). La prima si svilupperà grazie all’incontro con l’astrologia e sfocerà nella saggistica relativa, mentre la seconda troverà esito felice nelle altre opere di narrativa, Macbarath (Longanesi, 1975) e La noia di Priapo (La Tartaruga Blu, 1988).
Ma torniamo alla vita da salotto di Morpurgo. La sua vicinanza ad altri autori si manifesta anche nella scrittura, con la rappresentazione di una certa élite in decadenza: la madre del pittore è una nobile che non vuole accettare la catastrofe che va in scena intorno a lei, e ricorda da vicino la protagonista di un racconto di Buzzati, pubblicato nella raccolta La boutique del mistero. Anche la Maria Gron di Battono alla porta, infatti, tenta di mantenere un certo decoro borghese nonostante la violenza della natura imponga la sua inarrestabile, ineluttabile fine. Però se in Buzzati la satira della nobiltà incancrenita è palese e impietosa, Morpurgo sembra assumere uno sguardo ancora più distaccato e sospende completamente il giudizio: eventi soprannaturali e futuristici sono descritti con totale assenza di stupore, consegnati a chi legge semmai con sottile ironia, come persino gli eventi più tragici.
Riprendiamo dunque la domanda più urgente: perché riesumare ora un romanzo come questo?
Torna una certa fascinazione per l’occulto e la raffinatezza (una cosa non esclude l’altra), e per una sessualità disinvolta vissuta con modernità sconcertante se pensiamo che a scriverli è una donna alla fine degli anni Sessanta, prima cioè che la seconda ondata di femminismo raggiungesse il massimo della sua portata. Nel ’67 Morpurgo precorre i tempi e dà alle stampe un libro che racchiude in sé le correnti di libertà erotica e spiritualismo del biennio successivo, che già cominciavano a soffiare sul resto dell’Europa.
Quindi, insieme all’eleganza della narrazione, di questo romanzo salviamo il garbo e al contempo la sfacciataggine di una segretaria che si sbarazza di un marito cagionevole e persegue i suoi amori, più o meno longevi, testimoniati da una collezione interminabile di timbri sul passaporto.
Madame Andata e Ritorno rappresenta un tassello importante nella ricostruzione della nostra storia letteraria perché segna il contributo delle scrittrici alla trasformazione della narrativa contemporanea (limitata perlopiù ai nomi di Ginzburg e Morante). Viene da chiedersi, per esempio, chi abbia influenzato chi nella rappresentazione di quegli interni borghesi decadenti, Morpurgo su Buzzati o viceversa? Non possiamo dirlo con certezza, ma sicuramente questo romanzo testimonia la viva partecipazione femminile al dibattito intellettuale. E c’è ancora bisogno di dircelo? Sì, tantissimo.
Sarda ma smembrata in più città. La sua fortuna? La didattica a distanza. Nel tempo libero compila file Excel e compone script sconclusionati per una nota casa editrice scolastica. Alla perenne ricerca di un baricentro, che poi si sa: quando il baricentro è fuori, il corpo non si tiene in piedi. Sempre disponibile per bere.