«Gli scienziati agonizzano, i cibernauti sfrecciano»

7 min. di lettura

Nick Land non esiste, non è mai esistito, e non esisterà mai.

Questa affermazione, che potrebbe richiamare l’attenzione di chi conosce il motto appeso fuori dalla porta della Cybernetic Culture Research Unit, «CCRU does not, has not and will never exist», potrebbe interessare decisamente meno chi questo motto non lo conosce, o addirittura, comprensibilmente, chi non abbia la più pallida idea di cosa sia la CCRU o chi sia questo tipo che risponde al nome di Nick Land. Dunque, dato che non vogliamo fare torto a nessuno, o almeno non in questo caso, procediamo per gradi.

Nick Land, la cui raccolta di saggi, Collasso, è stata recentemente pubblicata dalla Luiss University Press, è uno dei filosofi più discussi degli ultimi vent’anni. La sua storia, come quella dei testi che ha scritto tra il 1987 e il 1994, non può essere illustrata senza passare per l’esperienza della CCRU, nata un anno dopo il termine di questi saggi, ma prosecuzione naturale dell’esperienza cibernetica del filosofo inglese. Nel 1995, infatti, la cyberfemminista Sadie Plant fonda, all’interno dell’Università di Warwick, la famigerata Cybernetic Culture Research Unit, un team di ricerca che, cooptando personalità precipitate da ogni campo artistico, filosofico, matematico, politico, ha propagato con forza propulsiva idee di cui ancora oggi osserviamo il riverbero. Il gruppo, in breve, ha avuto il merito di connettere le teorie eversive sulla produzione desiderante elaborate da Deleuze, Guattari, Lyotard (vedi poco dopo), con la rivoluzione ultratecnologica di quegli anni, di cui i romanzi o pellicole fantascientifiche costituivano verbo e profezia.

Questa connessione, secondo i cybermilitanti della CCRU, avrebbe favorito l’avvento del futuro tramite l’accelerazione delle forze caotiche, eversive, entropiche del capitalismo.

Da qui, il termine con cui viene racchiusa l’intera corrente filosofica, ovvero accelerazionismo.

Ora.

L’accelerazionismo ha al suo centro un’autentica «feticizzazione della tecnologia», considerata «una sorta di portale per una realtà alternativa» come scrive Tiziano Cancelli in How to accelerate (Tlon). Questa visione implica che il futuro non sia un’entità a sé stante – un qualcosa che prima o poi accadrà – ma un processo sempre in atto da favorire attraverso un rituale cyber sciamanico. Il presente, dunque, conterrebbe «elementi di futurabilità» che, stimolati a dovere, rivelerebbero l’invasione del futuro nel presente sempre in atto, tramite un movimento retroattivamente positivo.

«Ciò che sembra passato è una tattica del futuro per infilarsi nel presente», ricorda Nick Land.

Dunque.

Questo capovolgimento di fronte, il-futuro-nel-presente, implica un mutamento di prospettiva. Come dice Cancelli: «Quella che per l’umano verrebbe concepita come “catastrofe”, in termini postumani muterebbe nel concetto di “anastrofe”: letteralmente, non il passato che cade a pezzi ma il futuro che prende forma nel passato». Questo concetto viene riassunto da Nick Land con il termine «iperstizione», una specie di profezia che si autoadempie. Secondo il filosofo inglese, infatti, un’idea, elaborata nel presente ma proiettata verso il futuro, attiverebbe una serie di processi che permetterebbero al futuro stesso di verificarsi (come nei mercati azionari, dove il semplice timore di una crisi determina una crisi reale).

L’uomo diverrebbe così mezzo, e non fine, tramite cui il futuro – o cyber futuro – prenderebbe forma. L’essere umano non sarebbe «padrone delle macchine che produce» ma «veicolo attraverso cui le macchine e il capitale giungono a piena maturazione. Un percorso deterministico, che culminerà nell’autocoscienza artificiale e nella liberazione delle macchine dal giogo umano».

Questa, e non un’altra ma questa, è la forza propulsiva della CCRU, così come di uno dei suoi principali stregoni, Nick Land.

Deumanizzare il processo di rivoluzione tecnologica ha due effetti sensibili: il primo è rendere obsoleto e ottundente qualsiasi approccio alla rivoluzione cibernetica che la vorrebbe moralmente giusta/sbagliata, corretta/scorretta, poiché costituirebbe un’ulteriore interpretazione antropocentrica di una mutazione che antropocentrica non è. La seconda diretta conseguenza sarebbe una revisione dei nostri parametri interpretativi: pensare a un futuro dominato dalla singolarità, infatti, potrebbe voler dire non valutare più i robot in base a quanto siano poco credibili come esseri umani, ma piuttosto quanto gli esseri umani siano poco credibili come robot.

Non è un caso che Mark Fisher, altro membro della CCRU, nella prefazione a questi saggi, notò che «nessuno scritto sembrava provenire da dentro le macchine – ossia fuori di noi – come i testi di Land».

Ma qual è stata la benzina che ha permesso alla CCRU, e dunque a Land, di incendiare il proprio percorso?

Se si vuole trovare un’origine dell’accelerazionismo quella è Capitalismo e schizofrenia (Einaudi), il testo dei filosofi francesi Gilles Deleuze e Félix Guattari (diviso in due volumi, L’Anti-Edipo e Millepiani, pubblicati rispettivamente nel 1972 e 1980) che ha rivoluzionato l’analisi delle ragioni produttive capitalistiche. Secondo i due studiosi, infatti, alla base di ogni processo umano esiste quello che definiscono il flusso desiderante (il desiderio), vero produttore di ogni mutamento individuale, economico, sociale. Il capitalismo, in questo senso, sarebbe piena espressione di un «incendio del desiderio», una forza deterritorializzante attraverso la quale il sistema capitalistico diventa capace di disintegrare ogni ordine precedentemente organizzato. Allo stesso tempo, però, agirebbe al suo interno una seconda forza, quella riterritorializzante, il cui scopo sarebbe ri-edificare nuove gerarchie, sorte dalle ceneri delle prime. Il capitalismo, dunque, si comporterebbe come gli schizofrenici – o schizo, come li chiama Land – i quali, particolarmente sensibili alle forze desideranti e rivoluzionarie, vengono costantemente repressi dalle strutture gerarchizzanti e totalitarie.

«La deterritorializzazione è l’unica cosa con cui l’accelerazionismo ha sempre avuto a che fare», ricorda il filosofo inglese.

Questo discorso riguarda, naturalmente, tanto le forze riterritorializzanti capitalistiche quanto quelle umane. Collasso risulta infatti una tecno-arma affilata tramite cui Land vuole abbattere lo Human Security System (Hss), quell’insieme di legami religiosi, familiari, ideologici, che costituiscono il «controllo biodispotico» volto a respingere il contagio di ciò che vive oltre l’umano, un Altrove popolato da replicanti e codici digitali.

Gli unici esseri immuni al controllo biodispotico sarebbero, dunque, gli stessi schizofrenici, che costituirebbero una vera e propria «armata» proveniente dal futuro.

«È così che una società tarata ha inventato la psichiatria per difendersi dalle investigazioni di certe lucide menti superiori, le cui facoltà divinatorie la infastidivano» ricorda Antonin Artaud in Van Gogh, il suicidato della società (Adelphi), a questo proposito. O ancora, Land: «L’apparato medico-securitario sa che gli schizo non obbediranno, che non torneranno nella gabbia edipica. […] la schizofrenia è il motore convergente di un’escalation cyberpositiva: una distesa extraterrestre da scoprire».

Ma questa elezione degli schizofrenici ad armata potrebbe non risiedere solo nella loro naturale sensibilità all’incendio del flusso desiderante.

Gli schizo, infatti, potrebbero essere dei viaggiatori del tempo.

Questa tesi viene riportata da Emmanuel Carrère in Io sono vivo, voi siete morti (Adelphi), la biografia romanzata che l’autore francese ha scritto sullo scrittore di fantascienza Philip K. Dick. Nell’opera Noi, marziani – la storia di una speculazione su Marte, dove il capo del potente sindacato degli idraulici, per tutelare i propri interessi, è alla ricerca di un sistema per «guardare nel futuro» – uno psichiatra espone infatti la tesi per cui «l’autismo e la schizofrenia sarebbero disturbi della percezione del tempo: ciò che distingue l’esistenza dello schizofrenico dalla nostra è che lo schizofrenico vive tutto subito e simultaneamente. […] Per lui la causalità non esiste, esiste invece quel principio di nessi acausali che Wolfgang Pauli ha chiamato sincronicità». Lo schizo, dunque, sarebbe congelato in un eterno presente, e Carrère, con Dick, deduce che «per certi versi si può quindi affermare che uno schizofrenico abbia accesso a quello che noi chiamiamo futuro». Per questa ragione, aggiungerebbe Land, «gli schizo vengono dal corpo senza organi, dal deterritorio della Cyberia».

Questo, a grandi linee, è il mondo cibernetico del filosofo inglese.

La domanda però rimane ancora aperta: per quale motivo Nick Land non esiste, non è mai esistito, e non esisterà mai?

Perché Land è la CCRU, e racchiude dentro di sé tanto l’accelerazione fertile quanto la sua derivazione delirante, tanto la fascinazione cibernetica quanto l’allucinazione digitale, tanto la theory fiction più limpida quanto la sua controparte oscura, criptica.

È per questo motivo che, quando si legge Land, si viene come attraversati da una scossa, a volte irritante, altre energica, e si ha la sensazione vivida che qualcosa di nuovo possa ancora esistere, che il futuro sia già qui, in attesa di essere rivelato.

«Questa testimonianza viene da oltre lo spettro», ci dice lui.

E noi, anche solo per un secondo, crediamo veramente che sia così.