«Altri due giorni e tutti rientreranno nei loro ruoli: il padre che sta sulle sue, la madre soffocante, Micheal lunatico, Thad che sgomita per avere l’amore di tutti».
Gli Starling, i protagonisti del primo romanzo di David James Poissant, La casa sul lago, tradotto per NN Editore da Gioia Guerzoni, sono americani, bianchi, medio borghesi, tre su quattro non hanno votato Trump, mentono e sono infelici. Richard e Lisa, professori della Cornell University si avvicinano alla pensione: lui è un genio della matematica e un padre taciturno e poco presente; lei un’ornitologa capace di provare per i figli «un amore luminoso, inflessibile». Michael e Thad sono caduti un po’ lontano dall’albero e a trent’anni non hanno ancora intrapreso la strada del successo e della stabilità economica che Richard e Lisa imboccarono alla loro età. Michael vive in Texas, vende scarpe in un negozio della Foot Locker, non ha finito il college, sta per diventare padre ma non vuole, e alle undici di mattina se non butta giù un paio di vodka le sue mani non smettono di tremare. Thad aspira a scrivere poesie, ma è poco costante; vive una relazione aperta con Jake, uno stimato e osannato pittore, e ha due tentativi di suicidio alle spalle. In effetti, le mele non sono cadute poi così lontane dal loro albero. Richard e Lisa hanno diverse ferite da superare: la più profonda, la più spietata è la perdita della loro prima figlia, June, morta in culla a un mese di vita. La più recente, invece, riguarda un tradimento da parte di Richard, scoperto da Lisa grazie a un nodo insolitamente diverso del papillon.
Gli Starling sono ora riuniti tutti insieme in North Carolina, nella loro casa estiva a Lake Christopher. Thad e Michael ancora non lo sanno, ma quello sarà l’ultimo weekend che passeranno nella casa mobile in cui hanno trascorso tutte le estati della loro vita. Sì, perché Lisa ha capito che quel luogo non possiede più le proprietà salvifiche che aveva un tempo, non rappresenta più il patto, il compromesso a cui lei e Richard erano scesi per superare le crisi e le separazioni avvenute dopo la morte di June. La casa ha perduto quel potere nel momento stesso in cui Lisa ha scoperto il tradimento di Richard: l’accordo è saltato e lei, non sa se per punirlo o se per dare a entrambi la possibilità di ricominciare, ha deciso che la casa verrà venduta e che passeranno gli anni della pensione in Florida.
A far compagnia ai giovani Starling ci sono Jake e Diane, la moglie di Michael. La prima mattina che passano sul lago, in barca, i protagonisti assistono a un atroce evento che condizionerà il resto della vacanza: un bambino cade nelle acque torbide e grigie del lago senza risalirvi più. Vani si rivelano i tentativi di Michael di riportarlo a galla: se solo la sera prima non avesse bevuto, forse avrebbe nuotato più in fretta, forse lo avrebbe afferrato in tempo. Ma i polmoni non ce la fanno più e la sua vita, si ripete mentre era in fondo al lago, non è più solo sua ormai, sta per diventare padre. Eppure lui e Diane si erano fatti una promessa, quella di non avere mai figli: Michael contava su questo accordo più di quanto contasse sulla possibilità che un giorno, lui o Diane, avrebbero potuto cambiare idea. Diane, però, non sembra così confusa ed è certa di ciò che vuole: essere madre. Thad invece non lo sa cosa vuole; credeva di desiderarla, questa relazione aperta, o almeno era ciò che voleva far credere a Jake, così impegnato su se stesso da non rendersi conto dell’insoddisfazione del compagno.
La morte di quel bambino costa cara a Lisa e Richard, costretti a rivivere di riflesso la dolorosa esperienza che tanto abilmente erano stati in grado di nascondere ai figli. Ma Lisa ora sembra non esserne più capace: così questa e molte altre verità emergono e vengono confessate, come se quel corpo nel lago avesse tolto il tappo a una vasca strabordante. «Ma le confessioni sono come una moneta che viene lanciata e rotea» e non si può prevedere da quale parte cadrà.
I protagonisti di questo romanzo sembrano essere incapaci di darsi completamente all’altro, di mantenere le promesse fatte e di dar nome agli eventi – per esempio, quando dice la cosa, Lisa intende i tentativi di suicidio di Thad. Agiscono come fossero soli, dimentichi di essere mariti, mogli, compagni, figli. Soffrono di un complesso di superiorità perché sono intelligenti, benestanti umili, appassionati, e al contempo si sentono dei falliti come figli e come genitori. Sembrano fare solo scelte sbagliate, ma in loro si muove un’imponente intensità. La casa sul lago è un romanzo di contrasti che convivono e non stonano: amore e odio, perdono e rancore, egoismo e abnegazione, morte e nascita. Come scrive l’autore, «i rubinetti sono spaiati ma c’è armonia nella discordanza». Queste simmetriche dissonanze emergono anche dai toni usati da Poissant per ogni personaggio a cui è dedicato un capitolo: furenti e canzonatori quelli di Michael, carichi di urgenza e di frustrazione quelli di Thad; poi c’è lo stoicismo di Richard e lo zelo di Lisa, l’assoluta appartenenza di Diane agli Starling e l’altezzoso distacco di Jake. Il lettore vuole restare con loro fino alla fine, nonostante non sia sempre d’accordo con quello che dicono o con le scelte che prendono: vuole vedere come va a finire, un po’ per masochismo, un po’ perché spera con tutto il cuore che restino uniti.
È un romanzo che parla delle scelte dei genitori e di quelle dei figli, di quanto le une possano influenzare le altre e viceversa; ma anche della necessità di non colpevolizzarsi per le strade sbagliate che chi ci sta accanto, a volte, imbocca. La scrittura di Poissant cattura, come una cinepresa, visuali dall’alto e primi piani, rumori di rane e di cicale. L’autore sembra parte degli elementi, come osservasse tutto da una foglia, da un ramo, dall’increspatura dell’acqua del lago. Il suo stile a volte asciutto e segmentato si fa elegante e simbolico nel descrivere la natura e i suoi suoni.
Nelle prime pagine le descrizioni sono dominate dal colore grigio, ma è un grigio bagnato, gocciolante, come di un corpo ripescato dal lago. Il romanzo, infatti, abbonda di metafore che se da un lato richiamano la tragedia con cui la storia stessa è iniziata, dall’altro cercano di suscitare nel lettore una speranza. Si può cambiare, perdonare, ricominciare. Come? Banalmente, facendolo. Non sarà così semplice, ma la cura con cui Poissant lo descrive vale almeno un tentativo di fede.
Nasce a Roma nel giugno del 1993. È laureata in Editoria, parla molto, si entusiasma facilmente e ha due dipendenze che nuocciono al suo portafoglio e al girovita: i libri e i biscotti. Una volta a settimana prende dalla libreria – ordinata per casa editrice – Cent’anni di solitudine e rilegge l’ultima pagina: il finale più emozionante e meglio scritto nella storia della letteratura, di questo ne è più che certa.