Lo scorso 14 aprile è uscito l’ultimo libro di Leo Munzlinger, La prossima volta rapiscimi d’estate, terza opera del Ciclo dell’Uovo, che comprende anche Il lavoro dei maiali e Metallo danzante, tutti editi da Moscabianca. Il Ciclo dell’Uovo appartiene a un genere poco conosciuto, e soprattutto qui in Italia poco affrontato: il dreampunk.
Dare una definizione di dreampunk non è semplice. In questi anni sono nate molteplici categorie letterarie, sottogeneri del fantastico, con cui i critici hanno provato a descrivere opere di difficile collocazione. Gli autori sperimentano di più, cercano di svincolarsi dalle catene dei generi rendendo ancora più arduo il lavoro di categorizzazione. Il dreampunk nasce come genere musicale, per poi contaminare altre forme artistiche. È strettamente legato ad altre forme di punk, come il cyberpunk e lo steampunk, ma anziché rifarsi a una concezione tecnocratica del mondo, differisce per un immaginario più surreale, onirico, costellato di simbolismi, misticismo e sciamanesimo. Alice nel Paese delle Meraviglie potrebbe essere considerato come uno dei primissimi esponenti del genere. Nel caso del Ciclo dell’Uovo non bisogna però pensare a un’ambientazione priva di contesto, caotica e destabilizzante, ma anzi ogni libro è corredato di numerosi approfondimenti, presenti in appendice, che aiutano il lettore a districarsi nei passaggi più ostici ed ermetici. Perché il Ciclo dell’Uovo è soprattutto un notevole e solido esperimento di worldbuilding, in cui riecheggiano i lavori di Moebius, sul lato estetico, e di Jack Vance (il Ciclo della Terra Morente e Il Ciclo di Tschai) per quanto riguarda invece la descrizione di culture bizzarre e aliene.
Ma cos’è l’Uovo? L’Uovo è il pianeta su cui sono ambientate le vicende dei tre libri, due volte e mezzo più grande della Terra e situato in un universo adiacente al nostro. Gli abitanti di questo mondo sono noti col nome di ovicoli e includono un numero di razze molto diverse fra loro. Alcuni ritengono che gli ovicoli siano i nativi del pianeta, altri invece credono che siano stati creati da antichi Sognatori, ovvero umani (ma anche corvi e polpi) in grado di visitare l’Uovo per via onirica. Ma non bisogna pensare all’Uovo unicamente come un luogo metafisico. Sebbene accessibile tramite la dimensione del sogno, il pianeta è soprattutto un luogo concreto, con propri abitanti e culture. Gli uomini non accedono all’Uovo tramite il corpo, ma con un ricalco argenteo che man mano si sgretola. La quantità di polvere è tale da ricoprire molte zone del pianeta, fino a risultare un problema per l’ecosistema. Questo è il lascito degli innumerevoli Sognatori che hanno fatto visita nel corso del tempo.
La prossima volta rapiscimi d’estate ha come protagonista un nativo dell’Uovo, Eru, fatto prigioniero da un Sognatore di nome Cloro. Per la precisione, Cloro è un cervello collegato a una colonna vertebrale e rinchiuso in un guscio pieno di un liquido che lo tiene in vita. Il guscio, attaccato al petto del protagonista, è connesso al suo cervello tramite un cavo, e lo costringe a eseguire gli ordini sotto la costante minaccia di una scarica elettrica. L’incarico che Cloro assegna a Eru è il recupero di una ragazza, altra nativa del posto, dispersa su una silvimedusa, un enorme organismo volante i cui lunghi tentacoli scendono fino al terreno. La ragazza si era recata sull’animale per studiarlo, ma di lei non si hanno avute più notizie. A complicare le cose una pianta carnivora intradimensionale particolarmente ostile, conosciuta come “la Cacciatrice”.
La struttura del romanzo ricorda, in potenza, quella di un fantasy: abbiamo infatti un eroe, nemici da affrontare, prove da superare e soprattutto una “ricompensa”. Ma il protagonista non è un Conan (Saga di Conan il Barbaro), un Kane (Saga di Kane) o un Elric (Elric di Melnibone), bensì una persona comune, alla sua prima vera avventura. In La prossima volta rapiscimi d’estate svolge un ruolo centrale il rapporto tra Eru e Cloro. All’inizio, per ovvi motivi, i due non si trovano particolarmente in sintonia, ma con l’avanzare della storia il loro legame si evolve in maniera organica, mutando sulla scia dei pericoli e ostacoli che incontreranno, e che li obbligheranno a fare affidamento l’uno sull’altro.
Questo terzo capitolo del ciclo richiama i precedenti anche attraverso le figure delle “Spose degli Alberi”, creature femminili dall’aspetto di alberi antropomorfi. Conosciute nel mondo dell’Uovo per la pratica barbarica di rapire le donne e strappare le loro labbra, le Spose degli Alberi sono entità per lo più indifferenti nei confronti degli altri nativi, ma allo stesso tempo estremamente ostili quando il loro territorio viene invaso. Sin dalle prime pagine ci viene rivelato quanto Eru sia terrorizzato dalla possibilità di poterne incontrare una, mostrando al contempo le credenze e le superstizioni che animano i nativi dell’Uovo. Un’altra grande trovata del romanzo è la già citata pianta carnivora intradimensionale: l’autore riesce nella complessa impresa di descrivere un organismo alieno credibile, delineando una biologia anomala e accattivante. Inoltre, la capacità della creatura di viaggiare tra le dimensioni comporta il sorpasso delle normali leggi della fisica. Munzlinger utilizza questa possibilità per destabilizzare il lettore, creando un gioco fatto di percezioni distorte e prospettive mancate.
Con quest’ultimo capitolo, il Ciclo dell’Uovo si conferma uno degli esperimenti letterari più validi del panorama fantastico italiano, dimostrando una capacità d’inventiva resa possibile – e amplificata – dalla libertà che solo la dimensione del sogno sa concedere.
Studio presso la facoltà di Letteratura, Musica e Spettacolo della Sapienza. Passo il tempo scrivendo e leggendo di fantascienza e fantasy. Tra le passioni piú grandi troviamo la filosofia e la musica rock, folk e blues. Mi interessa tutto ciò che non esiste e su cui la mente umana ancora non ha poggiato lo sguardo