La rivista

(La) Fedeltà (non) è una cosa seria
«La fedeltà è una via d’accesso alla nostra identità? Manco per idea. Nel romanzo era uno strumento (spia) sociologico, gerarchico; nella serie è metro teologico, quindi identitario. Un’occasione persa».

L’uomo: il multiforme navigatore di se stesso
«Essere occidentale ed entronauta: questa è la vera sfida. Scanziani, nonostante sia figlio di un tempo materialista e sonnacchioso, recepisce con avidità un sapere impossibilitato a esaurirsi, ma non può sottrarsi a un’ascendenza che pende sovrana sui capi degli uomini abitanti ai confini delle colonne d’Ercole».

Il sollievo del paradosso
«L’assurdo è evidente nel quotidiano, anche ai livelli più mondani, ne abbiamo costantemente segnali, epifanie, ma tendiamo a non ammetterlo se non come rumore di fondo, sirena da ignorare per non finire intrappolati dentro un groviglio involuto di ragionamenti paradossali».

Il béton brut e la tragedia a misura d’uomo
«La drammaticità di “America Latina” rimane sempre rinchiusa nella ristrettezza di un ambiente individuale. Il protagonista non indugia però in momenti riflessivi, perché la sua psicologia è tutta tesa verso l’esterno, in un’escalation progressiva e mortifera, creatrice di doppi e illusioni capaci di velare la visione e il pensiero della morte».

L’azione o sull’abitare
«Individuare un posto come proprio, identificarsi con l’ambiente e chiamarlo casa, è un tentativo di alleviare l’estrema fragilità della condizione umana e, sicuramente, il primo atto di orientamento della vita».

Crescere all’ombra degli spiriti
«Loskutoff racconta l’insofferenza del selvatico all’addomesticamento attraverso la parabola di Ruthie, lacerata dal dissidio tra i problemi tutti banali del “dover vivere fra gli uomini” e la sua personale tensione a un oltre inafferrabile, restituendo la sofferenza di chi desidera perdersi e ritrovarsi al di là della miseria umana».

La sostenibile leggerezza di Lisa Morpurgo
«Nel ’67 Morpurgo precorre i tempi e dà alle stampe un libro che racchiude in sé le correnti di libertà erotica e spiritualismo del biennio successivo, che già cominciavano a soffiare sul resto dell’Europa».

Pensare l’impensabile
«Un sapere distribuito spodesta la coscienza dal suo ruolo: da dominatrice razionale dei processi cognitivi, diventa punta dell’iceberg di un assemblaggio molto più ampio, di cui l’unica parte visibile è quella che sappiamo di sapere».

Autopsia di un disastro
«Dietro a “Diabolik” si intravede un’idea che forse sulla carta avrebbe potuto funzionare, ma la cui resa cinematografica non poteva che essere fallimentare. Perché, quindi, farlo così?»

Il tempo altrove
«L’altrove è il mio modo di percepire la realtà. Così come lo spazio vuoto di un’opera letteraria viene colmato dal lettore, così il rapporto della realtà viene colmato dalla coscienza. Questo spazio qui è ciò che è già altrove. Ho quindi provato a renderlo figurativo, ma quella dell’altrove è una dinamica esistente, un posto che abbiamo tutti».