Stardust memories
«Se i serial killer vagano in uno spazio senza coordinate, nelle loro azioni sono agiti da una forza assolutamente impersonale, un “fondo non soggettivo della soggettività”, che si trova certamente in ciascuno di noi».
«Se i serial killer vagano in uno spazio senza coordinate, nelle loro azioni sono agiti da una forza assolutamente impersonale, un “fondo non soggettivo della soggettività”, che si trova certamente in ciascuno di noi».
«Lo so, da questa introduzione Cohen potrebbe sembrare un autore non molto simpatico. Ma in italiano si tende a sovrapporre “simpatico” a “divertente”: qui, credo, c’è da tenere i due termini ben distinti.».
«C’è un elefante nella stanza di questa recensione, e parla in dialetto. “Sangue di Giuda” è scritto interamente nella lingua del suo protagonista narrante, un misto di napoletano e pugliese, colorato ma sempre comprensibile e scorrevole».
«Questa di Wark è anche un’esortazione ad assumere una coscienza di classe e riconoscere gli altri intellettuali (umanisti o meno) come compagni di lotta, al di là delle divisioni a cui siamo abituati dalla nostra scelta di facoltà».
«Timidi messaggi è contraddistinto da una pletora di trovate stilistiche e da una trama che si scopre sempre più complessa e articolata (e che se fossi ancora adolescente non esiterei a definire una trama da mind game)».
«Viene da chiedersi quand’è che abbiamo cominciato a essere così fissati con la carriera, al punto da rendere un’esperienza lavorativa tutto sommato normale l’oggetto di un libro che in Italia è pubblicato da Adelphi e negli USA è diventato un caso editoriale».
«Una conversazione per Sansot è, prevedibilmente, una pratica senza finalità o agonismo, premurosa e affabile, guidata dal piacere, che ha l’effetto di legare armoniosamente i suoi partecipanti».
«Masneri è uno di quegli scrittori a cui non interessa far emergere i cosiddetti “tratti umani” dei suoi personaggi: piuttosto ne esplora aspirazioni e desideri, e le condizioni in cui si ritrovano a vivere, che ovviamente non sono quasi mai alla loro altezza».
«Questa “casa” è una narrazione! Costruisce la nostra realtà. Gli anni ’70 forse non avevano prospettive che si sono rivelate reali, si diceva che tutto sarebbe andato bene mentre a noi, che viviamo in quel futuro, sembra di essere alle soglie di un’apocalisse».
«Molto di quello che c’è da dire su quest’opera prima, in senso positivo e negativo, è che, al di là delle ingegnose soluzioni tecniche, The Vast of Night sembra davvero un bel film tv d’epoca, con tutta l’asciuttezza e l’equilibrio che li contraddistinguono».