The Boys 2: riusciranno i nostri antieroi a sconfiggere l’Alt-Right?

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Era il 2017, e chiacchierando con un amico esce fuori il discorso fumetti e supereroi. Ci scambiamo un po’ di opinioni e titoli sull’argomento e come al solito viene citato il maestro Alan Moore, cifra minima quando si parla di decostruzione dei supereroi, e con lui anche Watchmen, Superman: Che cosa è successo all’Uomo del Domani, Batman: The Killing Joke e così via. A questo punto il mio amico fa: «Beh, ci sarebbe anche The Boys di Garth Ennis». Gelo. The Boys? Garth Ennis? Per ventitré anni nessuno di questi due nomi mi aveva minimamente sfiorato. «Di che parla The Boys?». All’epoca il mio amico me lo ha riassunto in modo così semplice e accattivante che ancora oggi, quando devo sintetizzarlo a qualcuno, comincio così:

«Di base c’è questo tizio che sta in giro con la sua ragazza e stanno facendo i soliti discorsi di coppia, andare a vivere insieme, sposarsi, roba così. Mentre sembra andare tutto per il meglio passa l’equivalente di Flash di questo mondo che si schianta contro la ragazza, la trapassa facendola esplodere e lasciando lui con i monconi delle sue braccia in mano. Non si scusa, non si ferma, semplicemente prende e se ne torna da dove è venuto».

È bastato questo per farmi innamorare. All’epoca non conoscevo neanche Garth Ennis quindi ero ancora genuinamente stupito da una premessa così cruda e cinica.  Inutile dire che l’ho divorato. Appena il tempo di digerirlo, ed ecco che viene annunciata la serie Amazon, con annesse perplessità legittime: non solo il fumetto contiene infatti un livello di violenza e sessualità talmente esplicito da risultare spesso nauseante o ridicolo, ma i super sono super a tutti gli effetti e molti fan, me compreso, avevano i brividi pensando alla resa cinematografica dei loro poteri.

The Boys di Amazon Prime Video ha ad oggi due stagioni all’attivo e una terza in lavorazione ed è forse una delle serie di punta della piattaforma.

Partiamo dal principio. Nel mondo di The Boys i supereroi sono gestiti da una multinazionale americana, la Vought. Se di super hanno molto, di eroico veramente ben poco, visto che si parla di un branco di pervertiti e sadici con un complesso di onnipotenza pari a quello di una divinità dell’Olimpo. Fra questi i più importanti sono i Sette – corrispettivo della Justice League DC – con tanto di Superman a stelle e strisce, Homelander/Patriota. Quest’ultimo è forse il personaggio che soffre di più le dipendenze della Vought, vivendo la contraddizione di essere un dio agli ordini dei mortali. La serie segue le vicende di Hughie, lo sfortunato ragazzo citato all’inizio, e di Starlight, un’ingenua eroina che corona il suo sogno di entrare nei Sette. Entrambi percorrono una discesa nelle ombre e nel marciume dei loro rispettivi mondi. Hughie incontra Billy Butcher, un ex SAS britannico, che vuole aiutarlo a vendicarsi, avendo anche lui un conto in sospeso con Homelander (lo accusa della morte della moglie). Starlight, invece, si vedrà catapultata in un mondo abietto e perverso, dal quale subirà abusi e umiliazioni costanti, che la metteranno di fronte a una profonda crisi d’identità.

Per capire meglio il mondo di The Boys, fumetto o serie che sia, è importante porsi due quesiti: non è presuntuoso credere che un individuo con poteri sovrannaturali (che sia nato con essi o li abbia acquisiti) sia incline a una condotta esemplare e predisposto a compiere il bene? E non è ingenuo pensare che nel nostro mondo individui simili possano sfuggire al controllo di governi o multinazionali per i quali non diventerebbero altro che meri strumenti e merci? D’altronde, merci lo sono già, adesso che sono personaggi fittizi.

Com’è ormai consuetudine, anche questa serie è stata oggetto del confronto sterile con l’opera originale. Nel polverone della polemica, una delle più accese ha riguardato il personaggio di Stormfront, dopo le anticipazioni sul cast della seconda stagione. Nel fumetto il supereroe in questione è il corrispettivo di Superman nel Terzo Reich, salvato a fine guerra dalla Vought, insieme ad alcuni scienziati nazisti. I suoi poteri sono simili a quelli di Thor e, sempre nel fumetto, fa parte dei Payback (parodia degli Avengers). La prima bufera si è abbattuta sul cambio di sesso del personaggio, ma è scaduta ben presto. I fan erano però rimasti curiosi riguardo le conseguenze dell’arrivo di Stormfront nella serie.

The Boys non fa sconti quando si tratta di attaccare e ridicolizzare qualcosa o qualcuno, non si tira indietro. Già dalla prima stagione non si lesinano critiche dirette ai Marvel Studios (e quindi alla Disney), ai social network, al terrorismo internazionale e alla società americana in toto. E a questo punto se si parla di nazisti nel 2020 dove si potrà andare a parare?

L’Alt-Right è un movimento di estrema destra che ha un’enorme risonanza su internet (e ormai non solamente lì). Solo per spiegare l’Alt-Right servirebbe un articolo intero, piuttosto lungo per altro, ma se foste interessati alla questione, allego un video esaustivo (quanto divertente) del canale di ContraPoints, un’influente youtuber che parla da anni di attualità e filosofia.

Quello che stupisce non è che gli sceneggiatori lo abbiano fatto, ma che nessun’altra serie ne abbia parlato finora, figuriamoci poi in modo così smaccato. Già con le prime battute di Stormfront, nelle quali viene sottolineata la sua provenienza da Portland e non da Atlanta, si accende una lampadina. Portland, una delle città notoriamente più razziste d’America e dove i Proud Boys, movimento neofascista e sciovinista recentemente nell’occhio del ciclone grazie al presidente Donald Trump, hanno maggiore seguito.

E anche qui si spara a zero fino a esaurimento munizioni: meme, 4chan, teorie del complotto (come ad esempio il tanto caro “genocidio dei bianchi”), perfino PewDiePie (youtuber che non merita presentazione, più volte accostato al movimento). L’inizio del settimo episodio della seconda stagione diventa praticamente un manifesto di cosa stia accadendo in America. Una vicenda di vita quotidiana del tipico giovane americano arrabbiato che bombardato su ogni schermo da pericoli e impulsi a reagire con la forza, impugna la pistola e si fa giustiziere ai danni di un innocente.

Bisogna riconoscere che l’arco narrativo di Stormfront è forse il più riuscito dell’intera serie. Pensare di parlare di meme in una serie tv – e non solo essere presi sul serio, ma mostrare la loro reale minaccia – è un discorso centrale, perché in realtà si sta parlando di un incitamento all’odio ben più pericoloso di fulmini che escono dalle mani, o di qualsiasi altro superpotere.

Forse ora è il caso di riprendere il discorso sulla fedeltà al fumetto, lo stesso per cui non si può cambiare il sesso di un personaggio fittizio. Alla luce di questa seconda stagione, trasporre dunque lo stesso personaggio sarebbe stato semplice quanto al tempo stesso pigro; usarlo invece per veicolare un messaggio e rappresentare uno spaccato della nostra realtà non è stato solo più intelligente ma anche estremamente coerente con l’opera originale.

Il mondo del fumetto di Garth Ennis faceva riferimento al 2006, e parlava di attualità con irriverenza e gusto della provocazione. Non è quindi giusto che invece della famiglia Bush si prendano di mira Trump o Alexandria Ocasio-Cortez? O che si faccia riferimento all’ISIS e ai conflitti in Siria piuttosto che all’11 Settembre e alla guerra in Iraq? Allo stesso modo è perfettamente plausibile che il personaggio di Stormfront voglia ottenere il potere attraverso la rabbia e l’insoddisfazione di un movimento giovane e ruggente, mentendo alle masse senza il minimo scrupolo, proprio come farebbe un qualsiasi demagogo?

Che possa piacere o meno questa stagione, The Boys è comunque un caso unico e riuscitissimo. C’è voluta una serie sopra le righe su dei super antieroi per parlare e attaccare un fenomeno di massa. C’è una battuta meravigliosa di Stormfront, che riassume tutto questo alla perfezione:

«La gente adora i miei discorsi. Ci crede davvero! Dà solo fastidio la parola nazista. Tutto qua».